«La superficie della terra è morbida, atta a ricevere l'impronta dei piedi umani; così sono i sentieri
che la mente percorre. Come devono essere logore e polverose le strade maestre del mondo, e
quanto profondi i solchi della tradizione e della conformità». Viene in mente questa celebre frase di
Henry David Thoreau, tratta dal suo grande classico Walden, ovvero Vita nei boschi, osservando le
opere di Daniela Barzaghi. (...)
L’opera di Daniela Barzaghi appartiene a quel genere di arte che non
rappresenta direttamente la realtà, ma della realtà sa far apparire la natura
contraddittoria, le ambiguità; è un’arte che rende evidente, tangibile,
l’impossibilità di conoscere le cose come sono in sé, e al tempo stesso mette in
crisi l’abitudine a interpretare la visione secondo canoni prefissati. (...)
Le realizzazioni di Daniela Barzaghi suggeriscono un molteplice tipo di
accostamento: l’occhio riconosce sagome e caratteri che richiamano possibili
significati formali di risonanza archeologica, la mano è invitata a toccare e
scoprire l’inganno della loro composizione, ma questo scambio di significato tra
l’apparenza e la realtà è solo un aspetto della polisemia che è essenziale al suo
lavoro. (...)
Pietra e Carta. L’opera di Daniela Barzaghi nasce dalla contemplazione delle cose semplici. Come spesso avviene i fenomeni complessi della Storia e della civiltà lasciano traccia nella quotidianità, sulle superfici che non è difficile vedere e toccare. (...)